venerdì 17 aprile 2020

Conoscere le ragioni degli egoismi e saperle superare, così si costruisce la solidarietà Europea.

Leggere di Salvini che esalta l’eutanasia del Parlamento ungherese
perché ha votato a larga maggioranza i pieni poteri al suo amico
Orbán, vedere lo spettacolo del vicepresidente della Camera dei
Deputati Italiana, esponente di FdI, rimuovere la bandiera dell’Unione
Europea dall’asta e riporla “per ora” nel cassetto, compiendo un atto
gravissimo di vilipendio ad una entità istituzionale di cui l’Italia è
parte essenziale, copiato da decine di sindaci italiani, leggere sui
social affermazioni di odio e disprezzo nei confronti dei partner
europei, evidenzia le vere intenzioni della Destra sovranista italiana
di strumentalizzare il confronto sugli eurobond per l’emergenza
covid-19, per rafforzare la strategia cinica e perdente fondata
sull’Italexit. Un grave errore, non solo perché esaspera il rapporto
con i Paesi del Nord, ma anche perché non considera che le ragioni del
loro dissenso sugli eurobond sono di duplice natura e cioè la prima
riguarda la tradizionale inaffidabilità della gestione della finanza
pubblica di alcuni Paesi del Sud Europa, tendenti a utilizzare il
debito pubblico a scopi clientelari ed elettorali, la seconda è
l’assenza di una strategia compiuta di gestione delle risorse da
utilizzare con gli stessi eurobond. Riconoscere queste riserve non
vuol dire che hanno ragione, ma che occorre, piuttosto di insultare,
cercare le giuste modalità per affrontare questi due aspetti,
altrimenti non ci potrà essere alcun accordo e l’Unione Europea può
rischiare l’implosione. Per trovare una intesa, innanzitutto bisogna
chiarire che l’Europa, a parte l’imperdonabile gaffe della Lagarde, ha
sin da subito fatto tutto ciò che era possibile fare per onorare la
solidarietà tra Paesi europei. Quando, con l’intervista della Von der
Leyen del 21.03.2020, furono evidenziati da parte della BCE lo
stanziamento di ben 1.120 miliardi di € per impedire speculazioni
sullo spread, altri 1.800 mld di € per sostenere il credito a famiglie
e imprese e soprattutto, da parte della Commissione Europea, la
sospensione a tempo indeterminato del patto di stabilità, cosa mai
fatta in precedenza, per giorni i sovranisti sono rimasti silenziosi e
quasi annichiliti. Ma, non appena il Consiglio Europeo ha rinviato la
decisione sugli eurobond, immediatamente è scoppiata la canea delle
critiche e degli insulti. Non è parso vero a chi fa politica con la
demagogia trovare l’occasione per ribaltare un fatto di sostanziale
solidarietà e trasformarlo in un falso abbandono degli italiani al
loro destino. Se a ciò si aggiunge che il governo italiano non ha
immediatamente attivato le consistenti provvidenze già autorizzate
dall’UE, ed è conseguentemente esplosa la protesta sulla mancanza per
molti cittadini di risorse per la sopravvivenza, ecco spiegata la
strategia del cinismo, finalizzato a rompere e non ad aggiustare il
rapporto con l’Europa. Ma qualcuno ha mai provato in Italia a vedere
le contraddizioni delle politiche di alcuni Paesi del Sud Europa, dal
punto di vista dei paesi del Nord? Il fatto di avere subito l’ingresso
della Grecia nell’eurozona grazie ai bilanci dello Stato falsificati
per anni? O di apprendere l’incredibile creatività delle pensioni
greche, concepite per dispensare soldi a chiunque, senza collegamento
con alcuna contribuzione? Ovvero assistere alle allegre politiche
finanziarie dei governi italiani, in perenne ritardo sulle riforme di
risanamento del bilancio (la riforma delle pensioni la Germania
l’attuò nel 2002, l’Italia solo nel 2011, salvo poi introdurre la
deroga di quota 100), o gli 80 € di Renzi e le ipocrite battaglie per
strappare le “flessibilità”, che altro non erano che autorizzazioni a
creare ulteriore debito pubblico a scopi elettorali? Tutto ciò ha
costituito o no motivi di fastidio che hanno avvelenato la natura di
una convivenza che non è stata vissuta dagli europei del Nord in
maniera paritaria? Ecco perché a tutti i costi occorre che almeno sul
piano delle regole questa volta e per il futuro ci sia chiarezza e non
si conceda spazio a furbizie e speculazioni di alcun tipo. Non giova
quindi a nessuno un dibattito in cui esponenti politici propongano di
distribuire 1.000 € a testa al mese a chiunque e senza criteri, ovvero
come ha fatto Salvini di stabilire che occorrono almeno 200 mld di €
per il rilancio dell’economia. Perché non 300 o 150 mld? A già, perché
c’è un “almeno”, il che vuol dire che intanto partiamo con questi e
poi si vedrà, senza limiti ma soprattutto senza alcuna idea di quanto
sia in effetti il vero fabbisogno. Qualcuno può pensare che questa sia
una base ragionevole di trattativa? O piuttosto non appare una
conferma dei comportamenti demagogici e irresponsabili del passato? Ma
soprattutto è un comportamento da statisti responsabili che sanno che
l’economia deve ripartire ad ogni costo, ma non in maniera casuale e
con finanziamenti a pioggia, ma bensì mirati e funzionali alla
ripresa? Ecco perché è profondamente sbagliato ragionare confondendo
gli interventi per l’emergenza, che sono assistenza
sanitaria e finanziaria per garantire la sopravvivenza nel momento
difficile della quarantena, e gli interventi per la ripresa, che
comportano innanzitutto la conoscenza dei tempi esatti del blocco
dell’attività, la cui durata incide sui costi, che variano da settore
economico a settore economico, e quindi da una rigorosa
quantificazione delle risorse necessarie a garantire il rimborso dei
danni subiti e le risorse necessarie per ripartire. La soluzione che
garantirebbe tutti è quindi che alla prossima riunione dell’Eurogruppo
si definisca l’accordo formale dell’impegno sull’emissione degli
eurobond, per affrontare insieme lo strategico tema della ripresa
economica, subordinandone la quantificazione alla definizione di un
piano di costi e risorse necessarie, settore per settore, con
controlli efficaci sull’andamento e attuazione della strategia. Solo
così si può salvare l’Unione Europea, la cui implosione e il cui
fallimento nel rilancio dell’economia colpirebbe senza distinzione
tutti i Paesi, sia del Nord che del Sud. Infatti la Germania e gli
altri Paesi del Nord, con metà Europa incapace di riprendere
velocemente l’attività produttiva, come farebbero per gli
approvvigionamenti e a quali mercati si rivolgerebbero? La ripresa
dell’economia o è continentale, o tutti ne subiranno le conseguenze,
primo fra tutti l’euro che si difende solo se tutti i Paesi che lo
hanno adottato ritorneranno alla piena produttività e non certo con le
misure di austerity fini a sé stesse. Ecco perché non ha senso, al di
là dei beceri calcoli elettorali dei noti seminatori di odio, la
polemica tra europei, che invece devono capire che per eliminare una
volta per sempre queste spiacevoli incomprensioni, che nessuna lettera
di scuse potrà mai superare, l’unica soluzione è riprendere e
completare il processo di costituzione della federazione degli Stati
Uniti d’Europa e creare quell’Europa Nazione a tutela di tutti i
popoli finalmente uniti del vecchio continente, puntando al
patriottismo Europeo, che è l’unico sovranismo che merita di essere
celebrato e condiviso.
Per leggere lo stesso articolo pubblicato sul quotidiano La Sicilia cliccare sul link:


https://bit.ly/2XE6Twf

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