sabato 14 dicembre 2019

A proposito di Fake News: IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITA’

Carissimi,
Sul Meccanismo Europeo di Stabilità, acronimo MES, c’è tutto un
fiorire di commenti sempre più
truci e preoccupati sulle conseguenze per i cittadini circa la sua
l’eventuale approvazione.
Peccato che ogni intervento evidenzi una serie di elementi aventi in
comune più che l’esigenza di
chiarire la verità, quello strumentale di dimostrarne la pericolosità,
per accentuare la polemica
contro l’UE e l’Euro.
Infatti:
 I critici hanno tentato di spiegare il MES come se fosse un’intesa
nata nel giugno scorso,
mentre in effetti si tratterebbe solo di un paio di modifiche delle
modalità di attuazione di un
accordo che esiste ed opera dal 2012, che sono state concordate a
dicembre 2018 e a giugno
del 2019 e cioè in piena era del Governo Lega-M5S;
 Dov’erano al tempo i baldi vice presidenti del Consiglio adesso così
preoccupati? A fare comizi
in giro? A fare selfie e a cercare voti? Nessuno che leggeva le carte?
Così è stato difeso il
popolo Italiano da questi cavalieri del club di “Prima gli Italiani”?
E se anche i capi erano
distratti, come hanno potuto i loro partiti non accorgersi di un così
grande pericolo?
 Nessuno ha spiegato cosa sia precisamente il MES e, in particolare a
cosa si riferisca il
termine stabilità. Si riferisce alla stabilità del sistema monetario
dei 19 Paesi che hanno
aderito all’Euro Zona e che hanno adottato l’Euro come moneta di conto
e per la quale hanno
in base al loro PIL una percentuale di responsabilità nella difesa del
suo potere d’acquisto.
L’Italia ha una responsabilità del 17,7 % che in rapporto al Fondo
salva stati corrisponde ad
una quota di 125 Miliardi di €, che l’Italia non deve sborsare
materialmente, ma solo garantirne
il pagamento in caso di insolvenza del richiedente, salvo che per 14
MLD già versati. Questa
rete protettiva è necessaria perché l’adozione dell’Euro è il primo
caso della storia di valuta di
conto emessa senza un governo unitario a governarla. Gli accordi di
Maastricht altro non
sono che le regole auree per garantire la stabilità dell’Euro e il MES
il sistema per riparare
i guasti di quei Paesi membri che, discostandosi da quei parametri,
mettono in discussione la
tenuta della moneta, con danno e conseguenze anche per i Paesi virtuosi.
 Senza le regole di Maastricht, che fanno agitare i sovranisti in
merito al presunto furto di
sovranità, l’Euro sarebbe già fallito e con esso gli indiscutibili
benefici sulla riduzione del costo
degli interessi pagati sul Debito Pubblico dall’Italia. Ma soprattutto
cosa accadrebbe se l’Italia
uscisse dall’Euro, come incoscientemente teorizza il Leghista Borghi,
Presidente della
Commissione Bilancio della Camera e, purtroppo non solo lui?
Esattamente l’immediato crollo
della credibilità del sistema economico e finanziario italiano e,
conseguentemente, la fuga dei
sottoscrittori del nostro debito pubblico: in una parola un totale
fallimento dello stato, stile
Argentina, nel giro di poche settimane, che determinerebbe
l’inevitabile rovina di tutti gli Italiani.
 La politica del muro contro muro contro l’Europa oltre ad essere
sbagliata e sterile, è
ingiustificata, perché nessuno vuole comandare sull’Italia, ma
semplicemente molti paesi
europei, virtuosi perché hanno fatto le riforme a suo tempo e prima
dell’Italia, pagando alti
prezzi sociali, guardano con preoccupazione alla nostra incapacità di
governare l’economia e i
relativi processi produttivi e, soprattutto, di tenere sotto controllo
i conti pubblici, attesa la
tendenza ormai ultra quarantennale della nostra classe dirigente, di
qualsiasi colore
politico, di riuscire a fare politica unicamente ricorrendo
all’aumento costante del debito
pubblico. Chi difende il presunto diritto dei governi di fare debiti
senza progettualità né
capacità di creare sviluppo e lavoro, ma solo in nome del principio di
essere padroni a casa
propria, non difende i diritti dei cittadini, ma gli interessi e gli
errori di una classe politica
incapace e clientelare e, quindi, contribuisce alla rovina del popolo.
In questo modo, ciò che
viene teorizzato è di fatto la legittimazione delle cattive politiche
di chi ha fatto strame di
questo Paese sin dai tempi della I Repubblica, che non a caso inventò
questo sciagurato
sistema di finanziamento del clientelismo, determinando il costante
aumento del debito
pubblico per ottenere i consensi elettorali, scaricando cinicamente i
costi e le conseguenze
di questa aberrante decisione sulle generazioni future;

 Questa ideologia è il “Pensiero Unico della Spesa” che fu teorizzato
nel 1977 dopo il
sequestro Moro, e fu utilizzato per evitare, con elargizioni e mance,
che il messaggio eversivo
delle Brigate Rosse venisse raccolto dai cittadini. Un sistema che è
stato il “vaso di Pandora”
per la politica della I repubblica, quella che in meno di 10 anni ha
portato il Paese al dissesto, e
che non ha mai più smesso di operare, adottato senza alcuna eccezione
da tutti i governi
alternatisi dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso fino ad oggi,
tant’è che il debito che era al
60% in rapporto al PIL nel 1977, ha raggiunto l’attuale 135% e corre
verso il 136%, con la
benedizione di Destra, Sinistra e Centro, il che la dice lunga sul
senso vero di questa assurdità
che ci sta impoverendo tutti. Basta analizzare le polemiche sulle
leggi finanziarie per capire
che in un Paese che cresce da 40 anni a ritmi inferiori della metà a
quelli degli altri Paesi UE, i
litigi tra i partiti vertono solo su come spendere i danari e non
sull’adozione di strategie e
obiettivi per aggredire i nodi del declino economico e sociale.
 Questa è la vera tragedia che vive l’Italia e su cui, senza bugie
propagandistiche ciascuno si
deve interrogare per capire come si può servire davvero il Bene Comune. E quindi
chiariamo alcune cose.
 L’Italia non è affatto penalizzata dalla riforma del MES del giugno
2019, perché, come spiego
nell’articolo allegato, si tratta di modifiche parziali e limitate che
nulla di grave aggiungono alle
intese precedenti rimaste inalterate. Ciò non impedisce ovviamente che
non si abbia tutto il
diritto di esprimere perplessità su alcuni aspetti di queste parziali
e limitate modifiche, perché
non si comprende nel merito il senso di una riforma che sottoponga i
Paesi non in linea con gli
accordi di Maastricht, prima di accedere agli aiuti, di ristrutturare
il proprio debito pubblico
con la fissazione di una penale sul valore nominale dei titoli. Ciò
comporta una diminuzione del
valore nominale e una perdita netta per i detentori, ma soprattutto la
conseguenza di
penalizzare ulteriormente un Paese già in difficoltà per la maggiore
onerosità della gestione del
debito, a causa proprio della ristrutturazione. Se l’obiettivo del MES
riformato rimane “Salvare
gli Stati” e anche aiutare le banche dell’Euro Zona, l’obbligo della
ristrutturazione del debito
per accedere agli aiuti sembra andare nella direzione opposta, perché
non creerebbe in tal
modo stabilità, ma il contrario. Ma se questo sembra un errore
oggettivo, di cui non si
comprende la ratio, che andrebbe sanato con la sua rimozione, le
polemiche che sono state
armate su questo punto appaiono esagerate e strumentali. Sia perché
non implica immediate
conseguenze perché l’Italia non ha bisogno del MES, e anche perché può
difendersi con il
diritto di veto. Ma soprattutto perché la questione riguarda uno
scenario che diventerà
operativo a partire dal 2024. Tutto ciò che ha alimentato la polemica
sul MES quindi è solo
strumentale esagerazione a scopo denigratorio dell’UE. Ed è grave
perché non va a tutela degli
interessi generali del Paese e degli Italiani. Anche l’ipotesi di
presunto intervento per risanare i
bilanci delle Banche tedesche, è vissuta come un’ulteriore ragione di
fastidio, specie se
paragonata con la presunta penalizzazione delle banche Italiane, che
hanno risanato in parte i
loro bilanci senza gli aiuti dell’UE. Sarebbe bene in tal senso
ricordare che sono state le Banche
Italiane, in occasione della grande crisi dei “titoli spazzatura”, a
rifiutare e a non volersi
avvalere dell’intervento dell’UE, forse per non scoprire del tutto le
voragini prodotte in
decenni di gestioni allegre e tenere nascoste le vergogne, per non
allarmare la clientela e
rovinare la reputazione del sistema bancario nazionale, al contrario
delle banche di quasi tutti i
Paesi dell’Euro Zona, che invece approfittarono largamente degli
aiuti. Quindi chi utilizza a
scopo propagandistico e con intento provocatorio questa questione,
farebbe meglio ad
approfondire il tema prima di continuare nell’intento denigratorio dei
patner europei, che non
sono santi, ma neanche i demoni che vengono descritti.
In ogni caso essendo l’Unione Bancaria un tema in itinere, ed essendo
il “Fondo di
Risoluzione Unico Europeo” previsto operativamente per l’anno 2024,
forse lo scontro
politico potrebbe essere gestito in Italia e in Europa con maggiore
serenità e giudizio,

limandolo meglio nelle parti incomprensibili e ingiustamente
penalizzanti. Ecco perché è
più che evidente che stando così le cose, e non essendoci imminenti
rischi di dovere
affrontare procedure di risanamento per nessuno, essendo l’accordo
stato definito a
giugno, un rifiuto dell’Italia a firmarlo non appare oggettivamente
motivato e rischia di
essere pagato a caro prezzo, essendo il rifiuto a firmare una chiara
manifestazione anti
Euro e anti UE, che riporterebbe un clima di fibrillazione sui mercati
e conseguente
aumento esponenziale dello spread. C’è un tempo per discutere e un
tempo per firmare. A
meno che non si voglia proprio la rottura con l’UE e l’uscita
dall’Euro, meglio se gestita da
una governo Giallo-Rosso?
Bene quindi è stato il rinvio a gennaio della firma sul MES, ma alla
scadenza l’accordo va
firmato, fermo restando il diritto dell’Italia di riservarsi
nell’immediato futuro e nell’ambito
delle trattative sull’Unione Bancaria, di riproporre le modifiche alla
modifiche del giugno
2019, incoerenti con le finalità del MES.
Se poi vogliamo affrontare il tema delle responsabilità è
assolutamente inaccettabile che
nessuno al governo abbia capito i presunti rischi e le implicazioni
che avrebbero
comportato le modifiche del MES, e che gli stessi soggetti che avevano
responsabilità di
governo, dopo che avevano avallato tutto, o peggio non avevano capito
niente, oggi
possano intestarsi una battaglia “a difesa degli Italiani”.
Ovvero sapevano tutto e hanno consapevolmente deciso di ignorare le modifiche
dell’accordo, magari per stemperare il clima conflittuale dei mesi
precedenti e rassicurare i
patner sulla lealtà all’UE del governo Giallo-Verde?
Forse non lo scopriremo mai, ma ciò che conta, in conclusione, è che
nessuna delle poche
modifiche del giugno 2019 danneggia l’Italia nell’immediato e ci sono
le condizioni e i
tempi per correggere la norma equivoca e contraddittoria che imporrebbe la
ristrutturazione del debito per accedere agli aiuti del MES, e che in
ogni caso l’Italia ha gli
strumenti per difendersi a partire dal diritto di veto, che detiene
insieme solo a Germania e
Francia. Ma il punto politico della questione, su cui nessuno dei
partiti di maggioranza e di
opposizione si pronuncia è l’esigenza di rimuovere le cause di
debolezza dell’Italia e, in
particolare l’urgenza assoluta di mettere mano al risanamento del
Debito Pubblico e
conseguentemente alle politiche, da decenni drammaticamente
inesistenti, di rilancio della
produttività e di incremento del PIL e dell’occupazione, ovviamente a
prescindere dal MES
e come misura fondamentale per fermare il declino. Ma questi obiettivi
non saranno mai
possibili se la politica nazionale continuerà ad obbedire alle
scellerate logiche del
“Pensiero Unico della Spesa” e continuerà l’abuso dell’aumento del
debito pubblico, per
perpetuare l’osceno “voto di scambio” con gli elettori, che è rimasta
l’unica scelta
ideologica dei protagonisti della politica Italiana negli ultima
quaranta anni. Questa è
l’unica vera minaccia al popolo italiano, che non proviene dall’Europa
ma dalle scelte
sbagliate di una classe politica incapace e inadeguata, che ha
abdicato al suo ruolo di
responsabilità al servizio del “Bene Comune” ed avviato un sistema di effimera
sopravvivenza e fino ad esaurimento delle capacità di indebitamento,
che porta solo
all’autodistruzione di questo Paese, condannato al tragico destino del
cupio dissolvi.

Queste riflessioni sono introduttive al commento sul MES, pubblicato
sia sul Quotidiano la
Sicilia del 28.11.2019, che su il Patto Sociale del 27/11/2019, in cui
tento di chiarire i
termini corretti della vicenda.

Nicola Bono

Per leggere l'articolo cliccare su:    https://bit.ly/2qVQ2ak

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