Ai sottoscrittori del
Manifesto per la Buona Politica
e la Difesa dell’Interesse Pubblico
Cari sottoscrittori,
come anticipato il 30
novembre scorso avviamo oggi per la prima volta l’azione di vigilanza democratica sugli atti della Pubblica Amministrazione
che ledono l’interesse pubblico, che costituisce la principale attività della
nostra organizzazione.
Abbiamo scelto e fatto nostra come prima azione una recente
denuncia (in allegato) presentata in
merito all'ennesimo fallimento nell'utilizzo dei fondi Ue.
Un Paese in ginocchio come è ridotta l’Italia, con una spesa
pubblica in costante riduzione e sottoposta a continui tagli lineari, con
l’economia ferma e la conseguente perdita di centinaia di migliaia di posti di
lavoro, non può assistere passivamente allo sperpero di svariati miliardi di
euro di fondi dell’Unione europea, che non si è capaci di spendere
correttamente.
Abbiamo il diritto e
il dovere di denunciare questo stato di cose, di pretendere un’immediata
inversione di tendenza e, soprattutto, di vedere individuati e puniti in
maniera esemplare i responsabili.
Invitiamo tutti i sottoscrittori del Manifesto per la Buona
Politica e la Difesa dell’Interesse Pubblico, e tutti i cittadini desiderosi di
tutelare il “bene comune”, a farsi
promotori della diffusione di questa denuncia, e di tutte le altre che
riguardano altrettanti episodi di malgoverno, malcostume, deficienze,
omissioni e comunque scelte sbagliate da
parte dei responsabili della Pubblica Amministrazione, appartenenti a qualsiasi
livello istituzionale, utilizzando i social network (pagina facebook e blog)
del Manifesto per la Buona Politica e la Difesa dell’Interesse Pubblico, e
firmando la denuncia personalmente nonché
apponendo il logo dell’Associazione
del “Manifesto”.
Segue denuncia del mancato utilizzo dei fondi del Programma
Operativo Interregionale (POIn) “Attrattori Culturali, Naturali e Turismo”,
primo esempio di azione di vigilanza democratica.
Il Comitato Centrale dell'Associazione
Manifesto per la Buona Politica
e la Difesa dell'Interesse Pubblico
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PRIMO ESEMPIO DI AZIONE DI VIGILANZA DEMOCRATICA
Lettera aperta di denuncia per lo sperpero dei fondi del
POIn “Attrattori Culturali, Naturali e Turismo”
Egregio
Prof. Fabrizio Barca
Ministro per la Coesione Territoriale
Palazzo Chigi
ROMA
e p.c.
Sen. Prof. Mario Monti
Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
ROMA
Dott. Corrado Passera
Ministro per lo Sviluppo Economico
ROMA
Prof. Lorenzo Ornaghi
Ministro per i Beni e le Attività Culturali
ROMA
Dott. Piero Gnudi
Ministro per gli Affari Regionali,il Turismo e lo Sport
ROMA
Presidenti delle Regioni:
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Campania
Molise
Puglia
Sardegna
Sicilia
Egregio Signor Ministro,
il nostro Paese, e soprattutto l’apparato burocratico e
amministrativo, ad ogni livello istituzionale,
ha dimostrato di essere del tutto incapace di delineare strategie di
spesa idonee a utilizzare proficuamente le pur ingenti risorse, che l’UE ha
stanziato nei vari programmi pluriennali a favore dei Paesi Membri, e che tanti
benefici hanno prodotto ovunque, tranne che in Italia.
E’ inutile dire che la ormai cronica incapacità di spendere
le risorse UE ci ha fatto diventare lo zimbello d’Europa, incapaci come siamo di
articolare strategie di sviluppo e
condannati all’utilizzo improprio delle risorse ricevute, al netto di quelle
forzatamente restituite.
L’unica novità che siamo riusciti a inventarci nel settore
sono la vergogna dei “progetti di sponda”, ovvero quelli che con un eufemismo
degno di una burocrazia creativa solo nell’inventare sigle per occultare i
propri fallimenti, sono stati ribattezzati come “progetti di prima fase”.
Per decenni, mentre tutti i Paesi Europei perfezionavano
l’efficacia delle loro strategie di promozione dello sviluppo, attraverso il
migliore utilizzo possibile dei fondi UE, l’Italia non ha prodotto linee
strategiche, metodologie e meno che mai, risultati per il miglioramento degli
standard produttivi e occupazionali, specie delle aree depresse, né corrette
sinergie di utilizzo dei fondi UE con le risorse nazionali e regionali. In tal
modo sono passati gli anni delle vacche grasse, è arrivata la crisi e le aree
con deficit di sviluppo, specie nel Sud, sono state condannate all’attuale
disperata condizione. Eppure i fallimenti sono stati continui e ripetuti. Ogni
volta che si è concluso un ciclo di aiuti, si sono puntualmente evidenziate le
enormi falle nel sistema di spesa e la impressionante quantità di risorse non
utilizzate. E tutte le volte, con tipica furbizia italica, si è ricorsi ai
“progetti di sponda” il cui unico scopo non era evitare di perdere le risorse
UE, ma unicamente salvare la faccia ai burocrati e ai politici responsabili del
fallito corretto utilizzo. Per decenni i “progetti di sponda” sono stati la
foglia di fico di una congenita incapacità di governo dello sviluppo. La prova
è che malgrado l’erogazione di decine di miliardi di euro a beneficio delle
aree ex Obiettivo 1, certificate con elenchi di opere tutte classificate come
“progetti di sponda”, non si è registrato alcun cambiamento sostanziale, né sul
piano dello sviluppo economico, né tanto meno su quello dell’occupazione e meno
che mai in tema di riequilibrio territoriale.
Né i “progetti di sponda” avrebbero mai potuto produrre gli
effetti desiderati, per la loro stessa natura: si tratta infatti di opere mai
pensate all’interno di una progettazione unitaria e mirata ad una strategia di
sviluppo, così come dovrebbe essere nella filosofia dei Fondi Strutturali UE,
ma piuttosto della individuazione di singole opere, del tutto indipendenti tra
loro, e la cui unica valenza era di essere già appaltate e in corso di
realizzazione e, quindi, idonee a stoppare le penalità per il mancato rispetto
dei termini perentori di utilizzo delle risorse europee.
Quindi, a fronte della incapacità di dare vita ad un
progetto di sviluppo, obiettivo primo dei fondi strutturali, da decenni la
politica e la burocrazia italiane hanno bruciato risorse enormi per il
finanziamento di azioni e opere, già finanziate con altre fonti, e del tutto
incoerenti con le strategie di rilancio dello sviluppo e dell’occupazione, e
senza neanche dare conto dell’uso delle risorse originariamente stanziate e
recuperate grazie al ricorso ai fondi UE.
D'altronde un Paese che non ha mai avuto una politica
industriale, né un’idea di promozione dello sviluppo e, meno che mai, una strategia
per il riequilibrio territoriale delle aree depresse, come avrebbe potuto
ideare una modalità funzionale per il corretto utilizzo dei fondi UE?
Così si spiegano le ragioni del fallimento di qualsiasi
azione mirata al riequilibrio territoriale e il perché del tradimento di ogni
aspettativa di sviluppo per il Mezzogiorno.
E’ così che sono state bruciate le decine di miliardi di
euro del FESR, del FEASR, dei POR e di tutte le altre misure contrassegnate da
acronimi che per amore di brevità evito di citare.
E soprattutto è stata questa la fine dei programmi
interregionali “Attrattori Culturali, Naturali e Turismo”.
Gli ultimi nati della cucciolata, pensati all’interno della
programmazione 2007 – 2013 per avere una strategia intelligente e innovativa
per la prima volta, in maniera mirata nei settori Cultura e Turismo, sembravano
l’ideale per un Paese come l’Italia. Rispondevano infatti all’esigenza di
sostenere due settori, Cultura e Turismo, dotandoli finalmente di una strategia
che non hanno mai avuto, per costruire percorsi di sviluppo e realizzare
livelli competitivi per i territori ricchi di patrimonio culturale e naturale,
soprattutto sul versante della dotazione di servizi innovativi ai visitatori e
turisti. A tal fine, in origine, erano stati stanziati 2 miliardi di euro, di
cui circa 1.050.000,00 per il POIn Attrattori Culturali, destinato alle regioni
ex Obiettivo 1, e circa 950.000,00 euro per il PAIn.
La prima misura di esclusiva competenza delle regioni
Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
La seconda destinata, oltre che a queste, anche alle regioni
già uscite dall’Obiettivo 1, e cioè Abruzzo, Basilicata, Molise e Sardegna.
Dopo qualche anno, nel più assoluto silenzio, il PAIn sparì
senza lasciare traccia. Svanirono, quindi 950 Meuro che avrebbero dovuto creare
nel Mezzogiorno la politica di sviluppo basata sulla cultura. Restò, sulla
carta, solo il miliardo e 31 milioni del POIn, al netto di 19 Meuro del primo
disimpegno di risorse dell’UE per il ritardo nella spesa.
Ma il tempo è trascorso inesorabilmente, già oltre sei anni,
senza riuscire a spendere correttamente un solo euro.
PIANO FINANZIARIO DEL POIn A SEGUITO DI DISIMPEGNI, ADESIONE
AL PAC E UTILIZZO IMPROPRIO DI FONDI
POIn (dotazione originaria al netto di circa 19.000.000
del I° disimpegno)
|
€ 1.031.151.814,00
|
Sanzione Comitato QSN maggio 201
|
- € 15.467.278,00
|
Disimpegno automatico al 31/12/2011
|
- € 3.951.845,48
|
POIn al netto delle sanzioni e disimpegno
|
€ 1.011.732.690,52
|
Adesione al Piano di Azione Coesione a valere sul Fondo di
Rotazione
L. 183
(di cui 130.000.000 per Beni Culturali e 200.000.000 per
anziani non autosufficienti e infanz ia)
|
- € 330.000.000,00
|
Totale POIn a seguito delle sanzioni, disimpegno e
adesione al PAC
|
€
681.732.690,52
|
Totale Avanzamento della certificazione di spesa al
31/12/2011
Asse I + Asse II + Asse III
|
- € 220.800.000,00
|
Totale risorse POIn residue
|
€ 460.932.690,52
|
Risorse destinate al “Grande Progetto Pompei”
|
- € 105.000.000,00
|
Risorse Residue del POIn Attrattori Culturali
|
€ 355.932.690,52
|
Rimangono solo 355.932.690,52 euro, una vera debacle, e
soprattutto la fine di ogni speranza di costruire una strategia che potesse
creare una nuova prospettiva allo sviluppo.
Dalla tabella, infatti, emerge che già 39 Meuro sono spariti
in quanto recuperati dall’UE, quale penalità per i ritardi nella spesa.
Ma ciò che appare intollerabile è l’adesione al PAC (Piano
di Azione Coesione) che ha comportato l’erogazione di 330.000.000 di euro, di
cui 130.000.000 per interventi di restauro di Beni Culturali e 200.000.000 per
il sostegno ai programmi di assistenza ad anziani non autosufficienti e
all’infanzia.
Sia gli uni, che gli altri, utilizzi assolutamente avulsi
dalla finalità per cui è stato creato il POIn Attrattori Culturali, e che
mortificano il principio di esaltare come volano di rilancio economico,
produttivo e occupazionale il Patrimonio Culturale Italiano.
Una vera tragedia, che fa lievitare il valore delle somme destinate
a “progetti di sponda”o a usi estranei a
ben 655.800.000 (pari al 64,82%) dell’intero importo originariamente
disponibile.
Uno scandalo, dovuto unicamente all’incapacità di una classe
politica e, soprattutto, burocratica di concepire corrette strategie di
sviluppo.
Dopo i “progetti di sponda” già deliberati nel 2011, pari a
220.800.000 euro, questa ulteriore decisione, imposta dall’ultima Autorità di
Gestione pochi giorni fa, con una procedura di pseudo consultazione scritta
tramite web, con un margine di risposta di appena cinque giorni e senza fornire
né spiegazioni, né chiarimenti, ha consumato l’ultimo attentato al principio di
un corretto utilizzo di fondi POIn Attrattori Culturali.
Lei, Signor Ministro, deve essere reso pienamente consapevole
del fatto che nessuna delle finalità finanziate finora appartiene alla logica
delle strategie del POIn Attrattori Culturali, il cui utilizzo non era
finalizzato, se non marginalmente, ai restauri e meno che mai per l’assistenza
sociale, ma soprattutto per far fare il
salto di qualità alla promozione e fruizione del nostro Patrimonio Culturale e
Naturale, creando innovative reti e servizi, che avrebbero dovuto fare la
differenza e segnare il percorso per una ritrovata competitività del nostro
sistema Turistico - Culturale, rispetto a quello dei paesi concorrenti. E
invece con il “Grande progetto Pompei” la “Rete dei Poli Museali” e,
addirittura, l’assistenza sociale per anziani non autosufficienti e per
l’infanzia, si butta alle ortiche tutto ciò che avrebbe potuto costituire il
futuro per centinaia di migliaia di italiani, giovani e non, specie nelle zone
in deficit di sviluppo, che ancora una volta sono stati traditi.
Può essere che nessuno paghi per questo?
E’ possibile che si continui senza arrossire a scrivere per
anni migliaia di pagine di procedure e regolamenti, su come spendere i fondi,
senza mai produrre uno straccio di progettualità e, quindi, alla fine senza
riuscire a spendere correttamente un solo centesimo?
E ciò mentre il Paese sta naufragando tra i flutti di una
crisi economica e finanziaria senza precedenti?
Ecco perché la situazione è diventata ormai intollerabile.
Questa volta è necessario che le responsabilità, tutte, politiche e soprattutto
burocratiche, vengano al pettine e, pertanto, La invito ad agire velocemente
per individuare quanti siano colpevoli di negligenze nel mancato utilizzo dei
fondi UE, e di agire con ogni possibile
sollecitudine per individuare metodi corretti di utilizzo delle risorse, atti a
sostenere lo sviluppo e l’occupazione.
Attendiamo con serenità e determinazione le azioni conseguenti,
da parte Sua e delle altre Autorità che leggono la presente per conoscenza.
Cordialmente,
Il Comitato Centrale dell’Associazione
Manifesto per la Buona Politica
e la Difesa dell’Interesse Pubblico
Roma, 13 dicembre 2012
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